Filò Ladin: Filò Ladin / Tra la gente

Zinghenesta

Grande mascherata che aveva luogo l’ultimo giorno di Carnevale.


Secondo Rossi (1992): “Fin da tempi remoti a Canale d’Agordo, nel pomeriggio di martedì grasso, si usava fare una famosa festa mascherata, detta “zinghenesta” o “bal zinghenesto” con la partecipazione di tutta la popolazione radunata sulla piazza del paese. L’usanza venne abbandonata con l’inizio del primo conflitto mondiale ed è stata recuperata da un gruppo di giovani locali da qualche anno. Ne fa una dettagliata descrizione E. Casol nel n. 11 del periodico “Studi Bellunesi”- Belluno – Cavessago, 1896: “Il suono del corno era il segnale che la mascherata aveva inizio. Un gruppo di maschere si recava a casa della Zinghenesta, la più bella ragazza del paese, eletta regina della festa; si formava quindi un corteo aperto dal Paiazo che, vestito in modo vistoso con nastri e fiori di carta, avanzava gesticolando, facendo il buffone e reggendo un bastone al quale era appeso un campanello; seguivano tre Laché, quindi tre Matiéi che cantavano e suonavano i campaniéi e le brondìne poi la Zinghenesta che indossava un bellissimo costume ornato di fazzoletti variopinti appesi alla cintura (dono dei suoi ammiratori) e di un fazzoletto di seta che le ricopriva le spalle; la seguivano due Pustèr che, scherzosamente, benedicevano la folla con l’aspersorio e altri tre Matiéi con un codazzo di circa 20-25 Sasìn ben armati; chiudevano il corteo quattro maschere vestite da Gendarmi austriaci. Giunti in piazza formavano un grande cerchio, cantavano canzoni in coro e i “féa la ròda”, cioè fingevano di corteggiare la Zinghenesta, inchinandosi e ballandole attorno; anche lei alla fine ballava con i Matiéi. Nel frattempo i Sasìn approfittavano della confusione per trafugare i Biscotèr, rovesciare cataste di legna e per rinchiudere qualcuno in un fienile; ma una guardia avvertiva i Gerdarmi che scovavano e catturavano i Sasìn i quali, dopo che se n’era andata la Zinghensta con le altre maschere, venivano liberati e davano inizio ad una danza frenetica e indiavolata assieme ai Gerdarmi finché, inaspettatamente, giungevano sulla piazza gli spazzacamini che, con scope e fuliggine, annerivano il viso delle ragazze tra un fuggi fuggi generale.”.


Al giorno d’oggi, la Zinghenesta coinvolge queste figure e prevede anche il famoso “Processo al Carnevale” dove il Regio Tribunal de Canal interroga vari imputati sulle malefatte compiute nel corso dell’anno dal Carnevale, rappresentato da un fantoccio vestito di stracci e con la maschera di legno. Quest’ultimo, al termine della commedia, viene infine condannato per impiccagione.


La Zinghenesta è quasi un processo catartico per la gente di montagna che quotidianamente sperimenta le difficoltà della vita in un territorio ostile. Accanto alla vita fatta di fatiche e privazioni la gente ladina sente l’esigenza di festeggiare assieme, di distrarsi e di svagarsi, pur sempre affrontando temi di attualità e realtà comune. 


Didascalie immagini


Foto 1: L Paiazo, il pagliaccio del corteo della Zinghenesta 2019; Autore e data: Foto di Alessandro Sogne, 2019; Provenienza: Archivio Comitato Zinghenesta


Foto 2: La Zinghenesta 2018, protagonista della sfilata; Autore e data: Foto di Alessandro Sogne, 2018; Provenienza: Archivio Comitato Zinghenesta 


Foto 3: Laché e Matiei (2019); Autore e data: Foto di Alessandro Sogne, 2019; Provenienza: Archivio Comitato Zinghenesta


Foto 4: I Gerdarmi e l Carneval (2019); Autore e data: Foto di Alessandro Sogne, 2019; Provenienza: Archivio Comitato Zinghenesta


Foto 5: Gruppo di Sassign che rubano un carretto (2019); Autore e data: Foto di Alessandro Sogne, 2019; Provenienza: Archivio Comitato Zinghenesta


VIDEO:


Video 1: Manifestazione del 2023 a Canale d'Agordo; Provenienza: Radiopiù


Video 2: Il processo al Carnevale 2023; Provenienza: Radiopiù

Collezione

Museo Papa Albino Luciani MUSAL

Autore

Museo Papa Luciani

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