Barat
In ladino zoldano, il termine barat indicava l'attività del baratto o della permuta, ossia lo scambio diretto e reciproco di merci o servizi senza l'uso di denaro.
Inizialmente, ogni chiodaiolo gestiva individualmente la sua merce, fu solo durante il ventennio di attività della Società Industriale Zoldana che la vendita venne organizzata collettivamente. I commercianti, spesso accompagnati da familiari, intraprendevano lunghi viaggi verso il Basso Bellunese, l'Alpago, il Trevigiano e il Veneziano, vendendo le proprie merci di casa in casa. I pagamenti erano in denaro o, talvolta, con prodotti alimentari, e il trasporto della merce avveniva a dorso di mulo o a spalla.
La parola ha dato origine a proverbi interessanti come:
- l ai dat via a pagà de na caura (trad. italiana: l’ho scambiato (un qualcosa) per una capra)
- Chi che barata, un o l autre s'inbrata (trad. italiano: quando si baratta, uno o l'altro viene fregato) (Croatto, 2004; Vaona, 2023)
La parola si collega al Museo del ferro e del chiodo poiché il lavoro del chiodaiolo costituiva una forma di commercio e questa attività, risalente ai tempi antichi, potrebbe aver coinvolto scambi tramite la permuta.
Le immagini ci presentano due tipiche vie di comunicazione dell’epoca. La seconda, in particolare, mostra un tratto di strada che costeggia il Maè nel Canale di Dont, al ponte le “Zeppe”, catturando la bellezza della fine del XIX secolo.
Didascalie immagini/video
Foto 1: tipica via di comunicazione dell'epoca (luogo sconosciuto). Provenienza: Guida del Museo del Ferro e del Chiodo; Licenze: proprietà (delle foto) Comune di Val di Zoldo
Foto 2: tipica via di comunicazione dell'epoca -“Tratto di strada che costeggia il Maè nel Canale di Dont, al ponte le “Zeppe”, fine ‘800” Provenienza: Guida del Museo del Ferro e del Chiodo; Licenze: proprietà (delle foto) Comune di Val di Zoldo
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