Lino - coltivazione in Ampezzo
Il lino veniva seminato in maggio nei campi più riparati perché il vento non piegasse le piantine; quando era cresciuto venivano sradicate per prime le piante maschio che maturavano prima ed erano senza semi, mentre venivano lasciate sul campo quelle con il seme in modo che maturassero. La raccolta avveniva i primi di settembre. Per ottenere la gramolatura gli steli di lino venivano posti a macerare in un terreno umido e, grazie all’azione del sole e dell’acqua, la parte legnosa esterna si rompeva liberando la fibra. Si procedeva poi con l'essiccazione nel forno; ogni villaggio di Cortina aveva almeno un forno che veniva utilizzato in quell’occasione contemporaneamente da tutte le famiglie. I mannelli di lino venivano riposti in piedi uno accanto all’altro e l’apertura del forno veniva sigillata per far sì che il caldo non si disperdesse. Per cuocere il lino occorreva tutta la notte.
Per cardare il lino bisognava prima sfilacciare gli steli facendo strisciare ogni mazzetto tra le assi della gramola; scartata la corteccia si otteneva un altro mazzetto di colore grigio. Il lino veniva pettinato più volte su pettini con denti sempre più fitti fino ad avere un fascio di fili di buona qualità e di color argento che poi veniva attorcigliato in una treccia. Lo scarto veniva diviso in stoppa di buona qualità e stoppa scadente. Procedimento simile veniva impiegato per la lavorazione della canapa.
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