Sentiero del Vù
Sono numerosi i sentieri che dai fondovalle che lo delimitano salgono in Altopiano di Asiago. Si tratta di tirate dalle erte pendenze, strappi dal notevole dislivello utilizzati nella storia come vie d’accesso, scorciatoie, sentieri di caccia e corridoi per il trasporto a valle del legname. Uno di questi riveste un forte interesse dal punto di vista della storia recente: si tratta del Sentiero del Vù.
Il punto di partenza è Londa di Valstagna, nei pressi del Cimitero. Il sentiero sale per numerosi tornanti protetti dal bosco fino a sbucare, quasi improvvisamente, sull’apertura pratica del Col d’Astiago, sul quale fa brutta mostra di sé la struttura in cemento dell’acquedotto.
Quello che rende originale il sentiero è il nome. Vù era il soprannome di Albino Celi, “recuperante”. I recuperanti erano personaggi che nell’immediato primo dopoguerra si guadagnavano da vivere cercando e raccogliendo i residui lasciati dal conflitto bellico, per poi venderli come cimeli o ferraglia. Lamiere, filo spinato, bossoli, ordigni inesplosi: la vita del recuperante era fatta di lunghe peregrinazioni attraverso i remoti teatri bellici.
Albino Celi, chiamato Vù perché dava a tutti del voi, rappresentava al meglio la tempra e la solitudine dei recuperanti. Oltre che lungo il “suo” sentiero, Albino lo ritroviamo nel film “I recuperanti” di Ermanno Olmi e, come fonte di ispirazione, nelle Stagioni di Giacomo di Mario Rigoni Stern.
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