Le stagioni che cambiano dalle finestre
Scegliamo le Dolomiti più modeste, quelle meno blasonate, i paesi che hanno giusto un bar e un alimentari, le borgate di poche case. Cambiamo casa ogni due-tre mesi: all’incirca ogni stagione. E ogni stagione, mentre lavoriamo con i nostri portatili, guardiamo la finestra della cucina, e osserviamo il fuori e l’intorno che cambiano.
Quando siamo arrivati a Padola, a febbraio, lungo le vie del paese era ancora accumulato un metro e mezzo di neve. In due mesi la coperta bianca è finita nell’armadio, i crochi si sono svegliati ovunque. Le forcelle che abbiamo percorso in lungo e in largo con gli sci, si sono fatte per la maggior parte di roccia. Il laghetto si è scrollato di dosso il ghiaccio.
Siamo andati via per vedere la primavera Caviola, un piccolo borgo ad un quarto d’ora di sentiero da Falcade. I proprietari della casa affianco tagliavano l’erba del prato seguendo pattern inesplicabili, ma che lasciavano tempo alle diverse essenze di buttare i loro fiori più belli. Hanno ritirato su la serra dell’orto, e ci portavano ciotole di erbe selvatiche, piante aromatiche e fiori coloratissimi e buoni.
Adesso è autunno, e verso le Pale di San Martino gli alberi hanno virato colore: chi dal verde al giallo, chi all’arancione, chi al rosso. Quelli che sono rimasti verdi, lo hanno fatto per dare un contrappunto estetico fondamentale. Con l’arrivo del freddo, pensavamo, Gosaldo si sarebbe concessa mattine più lunghe a letto: e invece, prati, boschi e cataste fremono dell’attività che prepara l’inverno.
Ah già, l’inverno: da quale finestra lo guarderemo arrivare?
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