Officina di Storie 2021: WalkingTales / I percorsi della memoria

La MONTICAZIONE. Cammini d’altri tempi…ma anche no!

Camminando per i monti dell'Altopiano di Lauco, si incontrano ancora casere abbandonate con “las lòges dades denti cul pês da nêf (le strutture per il riparo degli animali sfondate dal peso della neve)”. Se si sbircia all'interno delle casere si vedono le pareti annerite dal fumo del fuoco della foghèra, segno di quotidianità lasciato dai vacjârs e dai casari nel susseguirsi delle estati in alpeggio con il bestiame.
Seguivano e seguono ancora oggi i percorsi della transumanza tramandati di generazione in generazione, si frequentavano dei luoghi precisi per tradizione e per eredità famigliare.

Tra maggio e giugno iniziavano i preparativi per la transumanza: si abituavano gli animali al pascolo all'aperto, al movimento, perché lo spostamento in malga prevedeva un cammino di decine di chilometri con un dislivello notevole, e ad indossare il “sampogn di viaç (il campanaccio da viaggio), di dimensioni e peso superiori rispetto a quello utilizzato al pascolo.
Era usanza che fossero esclusi dall'indossare il campanaccio gli animali appartenenti alla famiglia che avesse subito un lutto durante l'anno.
Il bestiame si trovava ad affrontare un lungo periodo di : pericoli dettati dalle imprevedibilità del viaggio, dallo sfinimento per la fatica fisica dovuta al cammino in montagna e della permanenza prolungata al pascolo malattie ed incidenti. Situazioni scaturite dal reale e dall'irreale, generato dal trist voli e da dutes las maledizions (dallo sguardo malevolo e da tutte le maledizioni).

Sul territorio di Lauco le famiglie per salvaguardare l'incolumità degli animali erano solite compiere rituali in cui magico e religioso si fondevano con funzione protettiva: avvolgevano dei pezzetti di cera benedetta e foglie di ulivo pasquale in una tela che veniva ripiegata e sistemata tra il campanaccio e la cjanive (il collare).

Nei giorni precedenti alla partenza cercavano per il proprio bestiame una protezione divina e ne facevano richiesta al parroco: la benedizione con acqua benedetta, però non veniva in questo momento eseguita dal parroco, al quale spettava la benedizione in malga una settimana dopo l'arrivo dei malgari e delle mandrie.
Infatti “cheste benedizion a vegnerà puartade a ogni bestie, une par une, da femine plui vecje o plui important da famê che lu à domandât al plevan (questa benedizione verrà portata ad ogni bestia, una per una, dalla donna più anziana o più importante della famiglia, che avrà fatto richiesta al parroco)”, così viene raccontato, insinuando sempre il sospetto e la possibilità che venisse praticato sul bestiame uno striament (stregoneria).

Entro il 13 giugno, giorno di Sant'Antonio da Padova, iniziava il viaggio di int e 'nemâi (persone ed animali) verso le malghe. Il momento della monticazione veniva percepito e vissuto come un'occasione di festa per le famiglie che affidavano i propri animali ai malgari: alle prime luci dell'alba gli animali radunati a Lauco si incamminavano, facendo risuonare i grandi campanacci accompagnati dai saluti e dai plausi della gente.

In uno degli edifici storici più importanti di Lauco, sede fino agli anni ’80 della Latteria Turnaria, è stata allestita la MOSTRA PREMANENTE DELLA CIVILTA’ CONTADINA. Gli oggetti esposti, videointerviste e pannelli illustrativi raccontano le attività legate in passato alla lavorazione del latte, alla cura del bestiame, alla produzione del foraggio e all’attività malghiva.

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Carnia Musei Rete Museale

Autore

CarniaMusei. Autrice Federica D'Orazio.

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