LE "OPERE DI ADATTAMENTO” per vivere in montagna

Dopo una breve presentazione dei lavori di “adattamento” fatti dall’uomo per vivere nelle nostra montagne, ecco un’ quadro del Maestro che ritrae uno scenario montano, dove l’essere umano ha lasciato i suoi “segni”... positivi.

Le opere di "adattamento"...
L'uomo, per stabilirsi in montagna e viverci, ha dovuto "farsi largo", disboscare, aprirsi varchi e conquistarsi i pianori a ridosso di pendii della montagna, trasformandoli in campi colivati.
Ha dovuto poi “difendere” le case di legno e i fienili dalle inevitabili alluvioni, collegate alle abbondanti piogge e allo scioglimento delle nevi. Ha dovuto lavorare parecchio per limitare gli smottamenti e le frane in un terreno spesso ripido, in cui mutavano continuamente gli aspetti geologici.
Per proteggere case, fienili, orti e pascoli costruiva muri a secco, a volte vere e proprie muraglie, arginava i corsi d’acqua, rallentava il corso dei ruscelli che scendevano impetuosi, costruiva nei prati scoscesi canaletti per drenare le acque e portarle, con opere di scolo, verso terreni non coltivati. Così controllava meglio gli spostamenti del terreno, trattenuto anche dalle radici di possenti alberi secolari. Lungo i fiumi, i torrenti e i greti spesso, però, le piene montane modificavano l'ambiente circostante. Ci è voluta la costruzione di arginature robuste, inizialmente con tronchi di abeti e sassi, poi con opere in cemento, massi, sbarramenti, per rendere più sicure le difese.

...e un'opera di Regianini
Il pittore surrealista ha realizzato una serie di dipinti con questi ambienti, soprattutto fienili in zone scoscese, sui pendii.
Nel quadro che presentiamo egli ritrae un paesaggio "umanizzato" ben conosciuto: “Costalta di Cadore, strada della Segheria, 1995”. Da Costalta alla Segheria è la classica, facile, rilassante passeggiata dal paese verso Forcella Zovo, con visioni che ci fanno conciliare con la natura. Qui l’uomo, davvero, ha “adattato” senza “deturpare”.
L'ambiente, pulito, ordinato, con l'erba sfalciata, verso la fine del secondo millennio si presenta così all’Artista che qui non concede nulla al suo stile surrealista, per mostrare un aspetto del reale... in modo realistico. Sulle vette, qui, mancano gli antenati che vediamo quasi sempre scolpiti nelle rocce. In primo piano si nota un bel fienile ristrutturato e adattato a “seconda casa”, dove passare qualche ora in relax (siamo a 10 minuti a piedi da Costalta). La presenza dell'uomo lascia qui il “segno” in ogni particolare: dalla strada ai prati ben curati, ai fienili abbelliti, a cui hanno cambiato la destinazione d’uso.
Purtroppo l'essere umano non sempre ha creato ambienti bucolici come quello che vediamo nel quadro, anzi, talvolta, ha realizzato opere che hanno spinto la natura a “ribellarsi”. Ma questa è un’altra storia. “All’inferno i killer della natura” è il titolo significativo di altro dipinto di Regianini.

Tags

Collezione

Museo Regianini surrealismo

Autore

Museo Regianini Surrealismo

Dolom.it è il tuo museo!

PARTECIPA