La nostalgia
Una nostalgia spesso bruciante pervade la vita di chi – costretto o per scelta – si separa dal proprio Paese ed emigra all'estero. Lontano da casa, riaffiorano i ricordi di ciò che ci si è lasciati alle spalle. Gli amici, i genitori, i parenti, la quotidianità perduta. Spesso, per chi partiva dal Bellunese, a riempire di lacrime i pensieri erano le montagne perdute. Le Dolomiti, desiderata immagine di ciò che è famigliare, sognate come un simbolo delle proprie radici, cercate in vaghe somiglianze con altre vette del luogo di destinazione.
Di questa nostalgia è testimone Flora Costa, che la rievoca nel suo libro Vivo due amori... le Dolomiti e la Lorena (Bellunesi nel mondo edizioni, 2018): https://bit.ly/3ozJvM7
Ero arrivata in Francia, nella Lorena, paese di miniere. (...) Il fumo nero usciva dalle abitazioni giorno e notte [...]. Il cielo azzurro intenso delle nostre montagne dolomitiche mi mancava già disperatamente».
Il distacco dalle montagne, la mancanza dei punti di riferimento che esse rappresentano, non era condizione solo di chi partiva nel passato. Anche oggi, in un'epoca ben più agevole per le comunicazioni e con più ampie opportunità di sentirsi vicini a casa, questa nostalgia continua a toccare chi parte, i cosiddetti “cervelli in fuga” in cerca di esperienze lontano dall'Italia. Un filo conduttore che lega il passato al presente. Leggere, per credere, la testimonianza di Chiara De Monte Pangon, comeliana in Germania, testimonianza presente nel libro Emigrazione 2.0.Storie di giovani expats bellunesi (Bellunesi nel mondo edizioni, 2017): https://bit.ly/3hVXRoT.
«Della provincia di Belluno mi mancano i colori, il cielo azzurro, limpido, il grigio-rosa delle Dolomiti che sovrastano le nostre valli. Poi i profumi. La resina degli alberi mista al profumo dei funghi raccolti nel bosco».
E chissà che qualcuno, tra i tanti che ogni anno se ne vanno dal Bellunese, attratto proprio dalla bellezza del paesaggio dolomitico non decida di rientrare.
(nella foto: Famiglia di emigranti veneti a Volmerange-les-Mines, Lorena, anno 1926 - Per gentile concessione di Danilo Pagno)
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