Il Passo dei Santi
Un sentiero, un passo dolomitico e... un’opera di Luigi Regianini (1930-2013)
Il pittore L. Regianini, nato e vissuto a Milano, vanta ascendenze cadorine, in quanto la madre (come anche la moglie) è originaria di Costalta di Cadore. Qui egli trascorreva, ogni anno, le ferie estive e qui aveva casa e studio, dove dipingeva osservando i paesaggi dolomitici, che conosceva bene e percorreva in lungo e in largo, per “sentieri” e per “crode”. Di essi ci ha lasciato segni tangibili nelle sue opere. Di un “cammino” a lui caro, di un valico (meta storico-turistica rinomata) , e di un’opera ad esso collegata vogliamo qui parlare.
Il Passo della Sentinella (m 2717) è un importante e strategico luogo storico della Prima Guerra Mondiale, nelle Dolomiti orientali, sulla cresta di giunzione della Croda Rossa di Sesto-Comelico e di Cima Undici, nel punto più alto della Val Popera. Fu teatro di aspri combattimenti e di molti sacrifici compiuti da italiani e austriaci.
Luogo di eccezionale importanza logistica per il controllo di questa zona del fronte, per conquistarlo e mantenerlo, gli scontri miltari comportarono spargimento di tanto sangue. Iil Passo venne definitivamente occupato dagli italiani, nel 1916 , con un’impresa memorabile, in una regione morfologicamente asperrima e fortemente innevata, con il sacrificio di un gruppo di eroici soldati. Per complimentarsi con i nostri combattenti, giunse a Santo Stefano di Cadore, presso il Comando della Divisione, Vittorio Emanuele III, Re d’Italia.
Nella zona si trovano ancora oggi reperti bellici più svariati e nel 1983, nel ghiacciaio alto di Popera, ai piedi del Passo della Sentinella, venne rinvenuto il corpo quasi intatto di un Alpino Ignoto, conservato nel ghiaccio.
Il valico è raggiungibile dal Rifugio Berti, m 1950, attraverso il sentiero n. 101, ben evidente ma un po’ difficoltoso nell’ultimo tratto, in circa due ore. Al Berti facilmente si arriva in circa 40’, attraverso una comoda mulattiera, dal Rifugio Lunelli, m 1569, dove si può tranquillamente parcheggiare l’auto.
Da giovane, anche il Pittore Regianini percorse quel “cammino” e arrivò al Passo. Fu colpito dalla spettacolare vista panoramica, ma, soprattutto, dal fatto che quel luogo, ripensando ai morti di una guerra spietata, generò in lui profonde riflessioni sulla vita. E quella visione rimase indelebile nei suoi ricordi, come la percezione che si trattasse di un “luogo sacro”, idea avvalorata dalla presenza, nel valico, di una targa e di una Madonnina in bronzo, che, posta in una nicchia ricavata nella roccia, veglia e protegge i passanti. E’ divenuta il simbolo delle tante commemorazioni che da tempo qui si tengono in ricordo dei molti sacrifici versati. La Madonnina, ricavata dal bronzo di un cannone nemico, venne posta qui durante la guerra, a ricordo dei caduti.
In età matura, l'Artista interpretò quella visione del Passo come “luogo sacro” nel dipinto che presentiamo, intitolato “Il Passo dei Santi”, cm 40x50, conservato nel Museo Regianini Surrealismo di Costalissoio.
L’ambiente è protetto dalla Vergine e dai Santi (che simboleggiano i soldati morti) scolpiti dal Pittore, quasi a significare che perennemente saranno ricordati.
Nel dipinto, ai lati del sentiero, in primo piano, vediamo i Santi e, sullo sfondo, si stagliano le guglie dolomitiche dei Tre Scarperi e delle vette contigue, con diversi caratteristici torrioni, che fanno da “sentinelle”.
“Paesaggio mistico” potremmo definire quello creato dal Maestro, luogo altamente gratificante per turisti e alpinisti, ai quali sembra egli rivolgere un invito alla preghiera.
Nel quadro non vediamo la Madonnina bronzea, ma il Crocifisso e i Santi scolpiti che fanno da pendant con l’effigie reale della Vergine posta in un anfratto.
Realtà e immaginazione si fondano in quest’opera del Maestro, che viene definito il “Surrealista delle Dolomiti”, perché sugli sfondi di molte sue creazioni artistiche ha raffigurato vette e crode di questo ambiente e, sulle rocce, le figure degli antenati che invitano alla riflessione.
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