Al tribul - Esempio di narrazione del dialetto di Costalta
Voce narrante di Feliciano Casanova De Marco
El tribul
Nella chiesa di Costalta mancava il turibolo. Allora si pensò di mandare
qualcuno a Venezia per comprarne uno. Due o tre uomini, i più in gamba del paese, partirono con gli zoccoli ai piedi. A Venezia, però, la parola (turibolo) non gli veniva più in mente e, dopo essersi sforzati per un'ora, vedendo che non
riuscivano a ricordare, (uno di loro) prese uno zoccolo e lo mise dentro un
fazzoletto da naso, dicendo: “Io voglio quella cosa che fa così, così e così e acceca Sant'Anna”. Così facendo, urtò con lo zoccolo contro il naso del venditore di turiboli, che si coprì di sangue. Allora quel signore disse: “Che
uomo terribile!”. “Bravo, signore, bravo, proprio così, il turibolo, il turibolo!”.
LA PARLATA
Il grande glottologo Carlo Tagliavini a proposito del dialetto del Comèlico così si
esprime:
“Il dialetto del Comelico forma un'unità ben distinta dalle parlate che lo attorniano. ...
Dal punto di vista linguistico è più giusto tracciare una divisione fra Comelico Orientale (Costalissoio, Campolongo, San Pietro (con Mare, Velle e Presenaio) e
Costalta e Comelico Occidentale, (tutti gli altri paesi). ...
Si volesse sapere a quali varietà ladine più si avvicina, non esiterei a collegarlo a occidente coll'ampezzano il quale, per mezzo del vicino livinallese, ci conduce ai floridi centri di ladinità di Badia e Gardena, e ad oriente col dialetto
di Erto, ... che segna il passaggio fra i dialetti centrali e le parlate della sezione orientale della Carnia e del Friuli”.
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