Le antiche rogazioni
Le rogazioni sono, nel cattolicesimo, preghiere, atti di penitenza e processioni propiziatorie sulla buona riuscita delle seminagioni. Hanno la finalità di attirare la benedizione divina sull'acqua, il lavoro dell'uomo e i frutti della terra.
Si distinguono in "maggiori" nella giornata del 25 aprile e "minori" nei tre giorni che precedono la festa dell'Ascensione nel rito romano (otto giorni nel rito ambrosiano). Pur essendosi affievolita la tradizione, il benedizionale (revisionato nel 1984 da San Giovanni Paolo II), prevede ai numeri 1820-1821 la possibilità di celebrarle in alcuni momenti particolari a livello ecclesiale.
Le rogazioni minori a Cimolais partivano dalla Chiesa e, la prima si svolgeva in località Bresin, la seconda passava presso la Chiesetta Alpina, Chiesa delle Amine, Tremenigia, Ronc, la terza San Floriano, San Bellino e ritorno. Sui crocicchi dei sentieri c’erano delle croci dove il Sacerdote impartiva la benedizione.
Le rogazioni maggiori hanno un'origine ancora più antica. Si rifanno a una ricorrenza pagana, le Ambarvalia. I riti dell'Ambarvalia comprendevano processioni fatte allo scopo di propiziare il buon esito dell'annata agraria. Nel corso della processione si elevavano preghiere alla dea Cerere.
L'ambarvale più importante era quella che si teneva nel giorno del calendario corrispondente al 25 aprile. Tale pratica idolatrica cessò quando fu trasformata in rito cristiano da papa Liberio (325-366)[1]. Ancora alla fine del secolo, però, la celebrazione era radicata nella popolazione pagana: emblematico fu il martirio dei missionari della Val di Non, a Sanzeno, il 29 maggio 397[2], che tentarono di dissuadere i popolani dal praticare l'antico culto.
La rogazione maggiore aveva luogo la mattina del 25 aprile dopo la messa lungo le vie del paese; ai quattro angoli veniva impartita la benedizione e recitate le invocazioni;
Sagra del Varm o del Butol a Cimolais
Un altro rito propiziatorio per i raccolti era la “festa del varm o butol” che tradizionalmente si svolgeva il lunedì successivo alla domenica della Pentecoste (giornata festiva in molti paesi nord europei), presso la Chiesetta di San Bellino. La definizione si riconduce al “butol” che in cimoliano è il verme delle patate. Era una vera e propria sagra rivolta in particolare ai bambini, con bancarelle di dolci e bevande. Si ricorda la presenza di “Beta dei Butholais” che veniva da Longarone e vendeva biscotti intrecciati. C’era anche la bancarella di Piciali e Doro.
Prima di recarsi a San Bellino veniva effettuata una quarta rogazione su parte del tracciato delle prime tre .
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