Trampolino Italia Cortina d'Ampezzo: il riuso
Il Trampolino Italia è il grande simbolo di Cortina d’Ampezzo, dalle Olimpiadi del 1956. Oltre sessant’anni dopo, è opportuno e necessario riflettere sulla potenzialità di riuso di questo manufatto, tanto iconico e peculiare, collocato in una posizione logistica tanto strategica rispetto all’eccesso a cortina. Il trampolino, ripetiamo già da alcuni anni, dovrebbe essere il tedoforo naturale di Cortina 2021 e di Milano-Cortina 2026. Esso potrebbe già funzionare da tempo come faro e landmark del territorio, tracciando la rotta verso il 2021 e 2026, ma soprattutto ridiventando qualcosa di attivo e di utile per il proprio territorio, in una prospettiva di continuità, che vada ben oltre l’evento sportivo. L’interesse di Dolomiti Contemporanee per il Trampolino Italia rientra in una politica culturale ampia, che si configura come una pratica e una sorta di “geografia della rigenerazione”, che consente di riattivare, temporaneamente o in permanenza, grandi siti abbandonati o sottosfruttati nelle Dolomiti patrimonio UNESCO mettendoli in rete. Da alcuni anni ragioniamo dunque su un possibile riuso della struttura del trampolino e delle tribune. Una ulteriore dimostrazione di interesse rispetto a tale manufatto è costituita da una tesi di laurea (2019) nata da un’idea dei giovani architetti Gabriele Bee e Mattia Menardi (Laurea Magistrale dell’Università Iuav di Venezia – Dacc Dipartimento di Architettura Costruzione Conservazione) sotto la guida del Prof. Paolo Faccio, relatore della tesi e responsabile del progetto di ricerca cluster lab Iuav HeModern. Lo studio sul trampolino, che si sta sviluppando ultriormente, ha portato dunque alla nascita di un gruppo di lavoro, che include gli stessi Archietti, il loro collega Walter Stefani, lo Iuav con il Prof. Faccio, e Dolomiti Contemporanee. Il progetto includerà una proposta legata al restauro del bene, e una proposta di riuso, articolata per fasi (prima, durante, e dopo il restauro della struttura) e per funzioni. In tal senso, l’interesse dell’ateneo, e la collaborazione con DC, potrà condurre ad elaborare una proposta sensata e sostenibile di riutilizzo del trampolino, il cui potenziale è evidente a tutti. Il Cluster Lab Iuav HeModern, è un raggruppamento interdipartimentale e interdisciplinare dello Iuav, con interessi comuni rivolti alla necessità di definire ambiti, obiettivi e metodi per la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale moderno e contemporaneo, anche attraverso interazioni con l’arte, in una chiave di nework aperto. In questa fase, si analizzano dunque le potenzialità del trampolino, ovvero il valore del manufatto, la sua stategica collocazione rispetto alla viabilità, le funzioni che esso potrà accogliere durante l’Olimpiade Milano-Cortina 2026, un programma di riuso e valorizzazione, anche funzionale, attraverso l’arte contemporanea, e, naturalmente, le funzioni che esso potrà ospitare all’indomani dei grandi eventi sportivi. Parallelamente a ciò, il gruppo di lavoro ha cominciato a costruire una serie di ragionamenti di rete, che includono soggetti, pubblici e privati, potenzialmente interessati ad un programma di rigenerazione e riuso, e che vanno dunque condotti collaborativamente all’interno del gruppo d’interesse. Nei prossimi mesi, cominceremo a descrivere i lineamenti della proposta di riuso con una prima mostra all’interno del Museo Rimoldi di Cortina d’Ampezzo che sarà inaugurata ai prima di novembre. Storia, Colore. (testo e immagini: Mattia Menardi, Gabriele Bee, Walter Stefani) Il primo trampolino venne costruito a Zuel nel 1923 grazie al finanziamento del Barone Franchetti. La struttura, costituita da un telaio in legno di larice, consentiva di saltare fino a quaranta metri. Nel 1926 furono apportate modifiche che consentirono di aumentare la portata dell’impianto fino a cinquantadue metri. La struttura era composta da cavalletti in legno di larice controventati e raggiungeva un’altezza massima della rampa di lancio di ventinove metri. Nel 1940 il vecchio trampolino venne sostituito da una nuova struttura costruita in legno di larice. Progetto e calcoli furono eseguiti dall’ingegner Mario Giacobbi in collaborazione con Federico von Tershack. Dal nuovo trampolino si potevano ora raggiungere i settantacinque metri di salto e l’altezza della pista di lancio venne portata a quarantotto metri. Nel 1952 i Giochi Olimpici Invernali si svolsero ad Oslo e le gare di salto vennero disputate nella storica collina di Holmenkollen. Nello stesso anno la commissione tecnica comunale comunicò che il Trampolino Italia doveva essere sostituito perché la struttura lignea presentava grossi problemi di manutenzione. Fu quindi questa l’occasione per costruire una struttura all’avanguardia di cemento armato, in vista dei VII Giochi Olimpici che sarebbero stati ospitati a Cortina nel 1956. I lavori di costruzione iniziarono nell’aprile del 1955 e a dicembre venne inaugurato il nuovo impianto. Il progetto venne redatto dal Prof. Ing. Piero Pozzati in collaborazione con l’Ing. Holzner della F.I.S.I., e realizzato dalla ditta Mantovani di Bologna, il collaudo venne effettuato dall’Ing. Pierluigi Nervi. Il nuovo impianto venne rinnovato in tutti i settori, l’arena di arrivo fu ampliata per incrementare la capacità di pubblico fino a quarantamila persone, nella nuova zona di atterraggio furono costruite due tribune che potevano ospitare millequattrocentocinquanta spettatori ciascuna. Qui trovavano spazio anche le cabine dei giudici. La nuova rampa di lancio in cemento armato precompresso raggiunge un’altezza di quarantanove metri. essa è composta da un pilastro e un’unica trave lunga ottantatre metri. La sezione strutturale è cava in modo da ospitare tutti i servizi necessari agli atleti al suo interno. Questa struttura fin da subito riscontrò un grande successo tra i tecnici della disciplina. Dopo l’evento olimpico il trampolino continuò ad ospitare competizioni nazionali ed internazionali, diventanto un simbolo per l’intera valle. Nel 1975 fu eseguito da parte del comune un intervento per l’aggiornamento del profilo di salto e anche per quello di atterraggio, modificandone drasticamente la sagoma. nel 1980 proprio sul trampolino furono girate delle scene del film Solo per i tuoi occhi della saga di 007. L’arena di atterraggio venne in seguito trasformata in un campo da calcio ed il Trampolino Italia venne lentamente dismesso fino ad arrivare alle condizioni di abbandono nelle quali versa oggi. Solo recentemente sono stati ospitati in questo luogo eventi sporadici legati ad altre manifestazioni. Gli unici eventi che avvengono regolarmente sono il torneo di calcio dei sestieri di cortina nell’arena e la festa campestre del sestiere di Zuel nel piazzale sottostante alla rampa di lancio. Il colore è un elemento estremamente importante per comprendere il rapporto che l’opera instaura con il paesaggio, ma è oggi difficilmente percepibile a causa delle condizioni di degrado in cui la struttura versa. L’uso del colore nella costruzione dell’immagine della rampa di lancio è uno degli elementi più caratterizzanti di questa architettura. I colori scelti sono gli stessi che sono stati usati per la costruzione di molti degli impianti relativi alle Olimpiadi del 1956: si possono osservare le stesse tinte infatti anche nel Palazzo della Telve costruito nel centro di Cortina. L’accostamento di questi colori nasce da uno specifico obiettivo progettuale, nella relazione ufficiale dei settimi giochi olimpici invernali si legge che “la struttura è stata ridotta al suo profilo essenziale”. Questo obiettivo progettuale è stato raggiunto non solo tramite particolari ed innovative tecniche strutturali ma anche tramite un pesato uso del colore. Il profilo è messo in risalto dalla lamiera che lo definisce, di un colore rosso complementare al verde degli abeti dello sfondo, e da un contrasto con il bianco dell’esile profilo strutturale ed il bianco della neve della rampa di lancio. Agli elementi che non fanno parte della struttura principale è stato assegnata una particolare tinta rosa che ricorda il colore della dolomite illuminata dal sole. Per gli elementi di finitura, come i parapetti e i pennoni delle bandiere, è stato utilizzato un colore celeste in modo che questi elementi possano smaterializzarsi quando vengono visti in contrasto con il cielo. Il profilo rosso così evidente, schiacciato tra il bianco della neve della rampa di lancio e lo stesso colore riportato sul fianco della struttura, evidenzia la linea generatrice di questo progetto, il rosa del dente che si accende con la luce serale, facendo entrare anche il trampolino nell’enrosadira dolomitica. Anche i parapetti, che dividevano i vari settori del pubblico e delimitavano le diverse vie di accesso, erano stati realizzati in tondame di betulla non scortecciato, in modo che il bianco della corteccia di questa essenza potesse sparire insieme al bianco della neve. Questo uso così attento del colore è senz’altro uno dei motivi che ha concorso fin da subito all’apprezzamento di un progetto tanto moderno in un ambiente conservativo come quello di Cortina. A differenza del sopracitato Palazzo Telve, il trampolino è stato da subito accettato dalla comunità, ed anche oggi, nonostante lo stato di degrado, è un oggetto universalmente riconosciuto come simbolo.
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