Influenze dal Belgio
Il Trentino, come molte altre zone alpine e non solo, è stato terra di migranti, che si allontanavano da casa sia con migrazioni di tipo stagionale e temporanee, che con migrazioni permanenti.
Delle volte, nel trasferirsi in una nuova terra, i trentini hanno vissuto e preso parte alle tradizioni locali che poi, una volta tornati nella loro terra natia, hanno riproposto con alcuni riadattamento.
Perché vi raccontiamo questo?
Guardate un po’ il costume delle foto, che si trova nella sala dei riti dell’anno al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina!
Pensate che si tratta di un costume realizzato in val di Cembra, a Faver (oggi comune di Altavalle) nel 1986. Ma le sue origini non sono affatto trentine!
È infatti un’imitazione del costume da 'gille', maschera del carnevale di Binche, in Belgio, un buffo arlecchino panciuto che nella mascherata belga marcia in gruppo avanti e indietro lanciando arance sul pubblico al rullo del tamburo.
Questo costume è stato realizzato da un gruppo di persone originarie di Faver emigrate in Belgio, che conoscevano il carnevale di Binche. Per alcuni anni il gruppo prese parte al carnevale cembrano e ad altri della zona riprendendo la mascherata vissuta in Belgio.
Ma questi costumi da 'gilles'se ben guardate sono riadattati al Trentino: se infatti nell’originale era cucito il leone rampante sormontato dalla corona regale dello stemma del Belgio, sul costume di Faver sono rappresentati la toresèla, che spicca nella campagna del paese, e l’aquila della Provincia autonoma di Trento.
Potremmo definire questa storia come l'esempio di una tradizione di un altro paese che viene adattata alla propria terra.
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