Officina di Storie: Handsinstone / Lavori di pietra

La fornace di sott'anzàs

Un piccolo pezzo di storia che merita di essere scoperto! Lo sapevate che nella frazione di Sott’anzàs, lungo le rive del torrente Susàibes, dove passa la Linea Barcis – Staro Selo, anche nota come Sovrascorrimento Periadriatico, si può ancora oggi ammirare quello che resta di una delle antiche fornaci un tempo presenti nel territorio andreano? La sua posizione strategica nasce dalla necessità di avere a disposizione i materiali indispensabili per il suo funzionamento: i ciottoli e l’acqua offerti dal torrente che scorre nelle vicinanze e il legname reperito nei boschi che circondano quel luogo. Inoltre, per facilitare le operazioni di caricamento del calcare dall’alto ed evitare la dispersione del calore, questa fornace – così come quelle di molte comunità montane contigue che presentano caratteristiche comuni – è incastonata direttamente nel pendio. Ma chi si occupava della realizzazione delle fornaci? Proprio le famiglie del paese, talvolta riunite in società. La calce prodotta rappresentava un prezioso legante per la costruzione degli edifici, per pavimenti dei vani del primo piano, impedendo così al fumo dei locali al pianterreno di raggiungere le stanze da letto, per la tinteggiatura delle pareti delle abitazioni e anche come antiparassitario. Com’era strutturata la fornace? Era alta circa 3 metri, aveva la tipica forma a botte: il diametro della circonferenza di base era 3-4 metri, mentre quello del foro superiore era di due metri. La costruzione aveva inizio dal basso, ossia dalla volta del forno, con la posa dei blocchi di roccia tagliati a cuneo che avrebbero così composto un arco ribassato. Questa era senza dubbio la parte più difficile da realizzare e per questo necessitava di maestranze con una certa esperienza. Si procedeva con la disposizione dei restanti blocchi di pietra fino ad arrivare alla sommità del pendio che ospitava la fornace. La struttura veniva così chiusa da una cupola composta da pietre squadrate posate a volta il cui sostegno era garantito da un’impalcatura che poi sarebbe arsa con la legna. La volta di copertura si poteva dire terminata solo quando l’ultima pietra a forma di cuneo veniva posata a chiusura della cupola: a questo punto si iniziava a riempire la fornace mettendo le pietre più grosse sotto e quelle più piccole sopra e si dava avvio al processo di combustione che avrebbe prodotto la calce. Per ottenere un buon risultato, la temperatura necessaria doveva raggiungere i 900 °C. Invece, per quanto riguarda il ciclo della produzione della calce, doveva durare 5 giorni (tre per la cottura e due per il raffreddamento) per cui prima di accendere la fornace era opportuno prevedere l’assenza di pioggia per il tempo necessario allo svolgimento del processo di cottura dei sassi. Piccola curiosità, la calce da che cosa si ottiene? Si ottiene dalla combustione di massi contenenti carbonato di calcio (CaCO3), che una volta cotti, liberano anidride carbonica (CO2), trasformandosi in ossido di calcio (CaO), comunemente chiamato come “calce viva”. Inoltre, per quanto riguarda questa fornace, la vicinanza con il torrente facilitava le fasi di spegnimento della “calce viva”: questa, a contatto con l’acqua, sprigionava un notevole calore trasformandosi in idrato di calcio o “calce spenta” che, lasciata riposare, si rassodava per essere destinata a tutti gli usi descritti. - Riferimenti bibliografici: Marco Barbisin, L’uomo e l’ambiente. Aspetti particolari nella valle del torrente Alba, in “La Loggia”, a.13, n.3, 2010. Fornaci da calce in Tramonti di Sopra. Ricerca storica, con testimonianze, ricordi e aneddoti, Pro Loco Tramonti di Sopra, 2005. Chiave di volta “il coni” 
Per approfondimento: Sovrascorrimento Periadriatico

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Autore

Associazione Lis Aganis - Ecomuseo Regionale delle Dolomiti Friulane

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