La mola
Come per altri oggetti che avevano il compito di affilare il ferro, l’arenaria era fondamentale per realizzare anche la mola dell’arrotino.
Indispensabile infatti per fare le punte e affilare le lame di taglio di moltissimi attrezzi in ferro, la mola (che in dialetto trentino diventa mòla o möla) era lo strumento fondamentale per l’arrotino, meglio conosciuto in Trentino come moleta.
Quando la mola era all’interno dell'opificio, era composta da un grosso disco di pietra arenaria con diametro variabile da 1 m a 1,5 m circa, incernierata su blocchi di pietra. Il moto della mola, che girava in senso verticale, derivava da quello di una ruota idraulica, con un sistema di ingranaggi che permettevano la trasmissione del movimento rotatorio alla mola stessa. In alcuni casi la mola veniva fatta girare da una puleggia a cinghia. La speciale proprietà abrasiva della mola si otteneva a contatto con l’acqua, che, tramite un’opportuna condotta, scivolava continuamente sulla superficie durante l’affilatura.
In assenza di corsi d’acqua mole di modeste dimensioni venivano fatte girare a mano per mezzo di una manovella.
C’erano inoltre mole che erano fatte per poter diventare una vera e propria bottega ambulante, usata dagli arrotini che giravano di paese in paese per affilare diversi strumenti direttamente a domicilio. Si trattava di mole mosse a pedale che, per poter tenere costantemente bagnata la pietra, avevano una piccola botte forata posta in alto.
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