Ettore Castiglioni
“ [...] portavo avanti ricognizioni e interrogatori per la mia guida e sempre più vivo sento l’interesse per questo studio, che ora approfondisco assai di più di quanto sia necessario per una guida. Indagini toponomastiche, studio dei dialetti ladini, storie di guerra, leggende, usi e costumi locali, ogni ramo mi prende così vivamente che vorrei sempre completare le indagine, giungere a conoscere fino in fondo queste vallate tanto ricche di poesia e di colore. Così anche l’alpinismo esce dall’aridità dell’esercizio fisico e della relazione tecnica, per divenirmi fonte di grande interesse culturale.”
Queste le parole di Ettore Castiglioni, il cui fondo è conservato in Fondazione, il quale dedicò la sua vita a portare in scrittura l’attività alpinistica e valorizzarla attraverso la redazione delle guide, come un vero privilegio, donato dalla montagna stessa. È la scelta che, in piena coerenza con il suo spirito, gli permette di conciliare l’amore totalizzante per la montagna e le sue doti di scrittore. Riceve cosi il pieno riconoscimento non solo per le sue abilità alpinistiche, ma anche per la capacità di raccogliere, impostare con metodo e produrre le guide in tempi molto brevi e con risultati eccellenti. Nel 1906 il CAI vara la collana “Guida dei Monti d’Italia”, tra i volumi che vedono la luce in quegli anni si collocano anche le due prime guide di Ettore: “Pale di San Martino” (1935) e “Odle-Sella-Marmolada” (1938). Ettore affronta da solo la preparazione delle guide “Pale di San Martino” e “Odle-Sella-Marmolada”, con un impianto ex-novo per la stesura: egli esplora e percorre personalmente i vasti gruppi montuosi, riprende le basi cartografiche e le rielabora, fotografa e raccoglie materiale illustrativo e bibliografico in modo minuzioso ed intenso. Non solo coinvolge alpinisti e coloro che per lunghi anni si sono già dedicati allo stesso studio, ma riesce ad avvicinare anche “conoscitori ed esploratori” locali, come i cacciatori che praticano i viaz, i passaggi nascosti, le vie impervie dei Feruch e dei Monti del Sole, e che gli forniscono informazioni preziose per affrontare i luoghi più selvaggi. Ulteriore elemento distintivo di Ettore rispetto a molti suoi contemporanei è la completezza di azione durante tutto l’arco dell’anno, che egli trasferisce nelle guide alpinistiche e in un’altra guida specialistica d’avanguardia: la pratica dello scialpinismo e la frequentazione della montagna invernale. “Lo sciatore per alcuni versi non è che il rovescio di un alpinista … Anche una guida sciistica dovrebbe perciò essere il rovescio di una guida alpinistica”. Nasce cosi nel 1942 la “Guida sciistica delle Dolomiti”. Dopo la sua tragica scomparsa nel 1944, il cospicuo materiale raccolto da Ettore viene ripreso in varie pubblicazioni, fino all’uscita, nel 1977, del rifacimento completo di “Dolomiti di Brenta” curato da Gino Buscaini, (responsabile della collana dal 1968 al 2002) che in omaggio alla memoria di Ettore decide di mantenerne il nome, affiancandolo in copertina.
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