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Bartali che aprì la strada sulle Dolomiti, e Coppi che l'asfaltò

Questo pezzo è tratto da blog "Girodiruota", e racconta come le Dolomiti entrarono nella Storia del ciclismo, senza più lasciarla.

"Il debutto delle Dolomiti al Giro d’Italia è regale: 17esima tappa del Giro del 1937, Vittorio Veneto-Merano, 227 chilometri. Il traghettatore è il Rolle. Sotto il Cimon della Pala, accanto alla chiesetta che segna il Passo, è Gino Bartali a scollinare primo e solo. E’ avanguardista ed esploratore. Ginettaccio testa queste salite toste, di aria rarefatta e pareti selettive, strade in sassi dimenticate da stato e Dio. Lui borbotta e maledice tutti. Fa il vuoto. Supera il Costalunga, poi Bolzano. A Merano è primo con oltre cinque minuti e mezzo su Mollo, Generati e Valetti, con 8’18” di vantaggio su quest’ultimo in classifica generale. Quella del toscano è la prima storia ciclistica delle Dolomiti. Da lì in poi si trasformeranno in mito.
Dieci anni dopo quell’assolo, le Dolomiti furono invece croce per Ginettaccio. Il 12 giugno 1947 il Giro partiva da Pieve di Cadore per raggiungere Trento, 194 chilometri tra i monti Pallidi. Bartali era in maglia rosa, Coppi secondo era staccato di due minuti e quaranta. Era la sedicesima tappa, l’ultima buona per riscrivere l’esito della corsa rosa. Al mattino Gino borbotta, Fausto ha detto di non stare bene, ma lui non gli crede. Gli si mette a ruota sin dal via. Sul Falzarego sono già soli. Ma dopo quaranta chilometri la maglia rosa ha un salto di catena. E’ il quel momento che il Campionissimo se ne va. E’ un monologo di 150 chilometri, supera il Falzarego solo, aumenta il vantaggio sul Pordoi, a Cavalese il vantaggio è di oltre 8 minuti. Bartali maledice tutti, aspetta gli inseguitori, li incita, lavora, recupera quattro minuti. All’arrivo però si sfila il simbolo del primato in favore del rivale e non la rivedrà mai più."

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Museo Storico della Biciletta "T. Bevilacqua"

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