La mobilità in montagna
La mobilità in montagna
Quell’antica indispensabile per la sopravvivenza, realizzata direttamente dagli abitanti stessi.Strade poderali, cioè per raggiungere prati, pascoli, boschi, interpoderali, tra più praterie e più pascoli.Conosciute nella parlata ladina come bigožere, troi, dude. Vitali per far transitare il bestiame, la legna, il fieno, il letame e nei vicoli dei paesi per raggiungere le fontane, le latterie, le botteghe, le osterie, i tabià, le stalle, le vare. In inverno per il transito delle liode, le slitte.Poi le strade bianche, cioè col fondo ghiaioso pressato per il transito di carri, carrozze: le carrerecce, le carrozzabili, costruite dalle Regole e dai Comuni. Il Comelico fino al 1840 si raggiungeva attraverso una strada carrereccia da Auronzo – Santa Caterina a Danta. Da Danta con la stradetta del Centenaro, Ante, Comelico Inferiore. Da Danta, Comelico Superiore, Passo San Antonio, Padola, Passo Monte Croce, con un presidio romano: l’antica via germanica, segnata in mappa napoleonica.Le attuali strade si chiamano urbane, cioè nei paesi, extraurbane, fuori dai paesi, forestali nei boschi, sentieri. Ci sono le comunali, provinciali, regionali, statali, di collegamento tra i paesi e per uscire dai comprensori montani verso le autostrade.
Anche il pittore Regianini conosceva bene i troi dei contadini che raffigurò nei suoi paesaggi con donne e uomini con la gerla, rastrelli e falci diretti ai fienili e alle stalle . (Guido Buzzo)
Presentiamo un dipinto del Maestro, dal titolo 'Tra i monti del Cadore' (1995, acrilico su tavola, cm 100x80), che ben esprime i concetti sopra esposti.
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