La muraglia del Giau
Quante storie può raccontare un semplice sasso ?
Semplice camminata per visitare la Muraglia del Giau.
Un tuffo nel passato. Per 5 secoli Ampezzani e Sanvitesi si contesero i pascoli del Giau. Nel 1753, si pervenne ad un accordo tra i rappresentanti dell’impero Austriaco e dalla Repubblica di Venezia. Con esso si dava ragione a San Vito, ma si stabiliva anche che i Sanvitesi avrebbero dovuto costruire una barriera per il bestiame entro un termine stabilito, pena la perdita del diritto di proprietà sui pascoli. I sanvitesi costruirono la muraglia nel tempo stabilito; fino al 1918 la muraglia, in questa zona di Giau - Formin, tracciava anche l'antico confine di stato.
Percorrendo il tratto di Strada Statale n. 638 che collega la frazione di Pocol con il Passo Giau e passato il Ponte di Rucurto, a quota 1.838 metri circa si incontrano i ruderi della Muraglia di Giau che si estendeva dal Becco Muraglia (2.271 m) fino alle Crepe de Formin.
Da qui si sale a piedi affiancando i resti della muraglia che a tratti sono mimetizzati nel terreno.
A un certo punto si trova il cippo confinario n. 8, protetto da una recinzione ed eretto su una grossa pietra, chiamata Sasso Rosso protetta da teli protettivi.
Il Sasso Rosso è di fondamentale importanza storica e archeologica.
Ha costituito fin dal XIV secolo uno dei pochi punti rintracciabili in maniera univoca indicante il confine, ora inglobato dal Muro. Probabilmente, prima del 1753, doveva emergere visibilmente dal pascolo chiamato Pian de la Saleres.
Sul Sasso Rosso sono state catalogate molte incisioni o gruppi di incisioni, da qui l’interesse storico e archeologico. Gli studi di questi segni sono stati svolti dal centro di Studi Preistorici della Valcamonica e dall’Università di Padova. Le incisioni presenti sul sasso necessitano del supporto interpretativo degli archeologi. Sul sasso rosso, si può rilevare come il settore maggiormente istoriato sia quello sanvitese, tuttavia anche sul lato ampezzano si ritrovano segni significativi.
Le croci, date e sigle incise su pietre o rocce sono molto presenti in tutto l’arco alpino, assumendo in genere una valenza specifica per la storia locale.
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