Le scorie di fusione
Storie di strani sassi che raccontano storie di altri sassi. Queste pietre nere e butterate, a volte screziate di rosso, verde o giallo,qualche volta iridescenti, semplicemente non dovrebbero esistere!
Eppure, lungo il basso corso del Cordevole se ne possono incontrare a centinaia; grandi come un palmo o piccole come un chicco di riso, sole solette o in gruppi nutriti, evidenti tra pietre colorate o ben nascoste sotto di esse... e allora, come la mettiamo?
Si tratta forse di meteoriti, dirà qualcuno, provenienti da qualche alieno settore dell'universo? O sono piuttosto le vestigia di un arcaico regno perduto, dirà qualcun altro? O, perché no, le deiezioni (sì, insomma, avete capito...) ormai pietrificate di un essere leggendario, probabilmente un drago?
In realtà niente di tutto ciò, eppure quello che ci raccontano è altrettanto incredibile.
Si tratta delle scorie di fusione della miniera di Val Imperina, ovvero di ciò che restava dopo la lavorazione della calcopirite per ottenere il prezioso rame.
Pietre create dall'uomo, quindi, partendo da altre pietre; pietre maneggiate e manipolate per estrarne l'essenza, lasciando scheletri neri come le profondità delle gallerie in cui si strappavano alla Terra.
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