La cote - Post campagna #DolomitesMuseum

Come tutti i musei d’Italia, anche noi siamo chiusi, ma vi raccontiamo attraverso i social le nostre collezioni, che spesso dimostrano come gli uomini abbiano saputo adattarsi al nostro territorio. Per la campagna social dei musei dolomitici che si uniscono nel racconto collettivo di #DolomitesMuseum questa settimana ci dedichiamo a un elemento fondamentale delle nostre montagne: la roccia!
E vi raccontiamo della COTE, da noi, in dialetto chiamata préda o pria. Si tratta della pietra che si usa per affilare la falce durante la falciatura dei prati. Per realizzarla si utilizza una particolare pietra arenaria che, una volta bagnata, ha forti proprietà abrasive. Lo stesso tipo di roccia veniva usato infatti anche per la mola degli arrotini. Nelle foto ci sono anche gli intermedi di lavorazione della cote, dalla pietra grezza all’oggetto finito e pronto per l’uso. La forma oblunga della cote, comoda per l’impugnatura, si ricava con uno speciale martello che potete vedere in una delle foto. Alcune volte la cote ha un manico in legno che la rende più maneggevole. Per portarla con sé i falciatori usavano il portacote, più noto come cozàr (o anche codèr o gugiaro). Si tratta di un contenitore che portavano alla cintura, con all’interno anche un po’ di acqua necessaria per aumentare la forza abrasiva. In genere i portacote sono in legno, decorati e dipinti, altre volte sono ricavati da corna di bue. La loro punta serve per piantarli nel terreno.

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Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina

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Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina San Michele all'Adige

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