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Il progetto Dolomiti Contemporanee

Alpinismo culturale/cultural climbing (la montagna non è nella pace della natura, ma nell’impresa –umana, culturale– della salita).
Dolomiti Contemporanee è un concetto in prospettiva, che dal 2011 affronta una serie di tematiche legate alle Dolomiti e all’ambiente alpino e alla rigenerazione del Patrimonio storico d’architettura e alla lettura e coproduzione di un Paesaggio spesso amorfo (poco agito dall’uomo secondo linee plausibili di sviluppo; poco immaginativo; poco costruttivo).
Si opera attraverso le strategie di rete e una politica di azione sul territorio e fuori da esso ( concentrazione + estroversione).
Si opera 'rioccupando' siti abbandonati o sottoutilizzati o perduti, per colonizzarli attraverso l’idea e il progetto, facendone dei centri di emanazione di un pensiero concretamente riabilitativo per la risorsa imprigionata (i siti morti o paralizzati, qui alcuni di quelli di cui ci siamo occupati negli anni: www.dolomiticontemporanee.net/DCi2013/?cat=39.
Qui un breve video: https://vimeo.com/197263381).
Si opera attraverso una pratica trasformativa, della quale l’arte contemporanea costituisce uno degli strumenti di scavo più approfonditamente introspettivi.
Ecco le mostre, le installazioni, le performance.
I tematismi trattati, le riflessioni, i concept di mostra, i testi scientifici, i testi letterari: molto spesso trattano temi connessi all’ambiente montano, alla roccia e alla salita, a quello che definiamo 'alpinismo culturale'.
Lo spazio alpino è verticale. E ogni ricerca, in generale, procede dal basso verso l’alto, come una cordata in parete. La ricerca della cima, in un percorso esplorativo-conoscitivo.
La prospettiva dunque, è in pendenza, sempre, per l’alpinista, per l’artista, per lo scienziato, per il mistico (tutti vogliono salire; scalare lo Spazio – che è il Senso dell’Esserci).
Lavoriamo in quota, arrampichiamo la montagna.
Con il corpo, con la mente.
Al link che segue, un libero testo DC, pubblicato sul primo numero (novembre 2019) di Moreness, sicuramente una delle più belle (e meno retoriche) riviste di montagna che ci sia dato conoscere, pensata e fatta da FranzLab.
In Moreness c’è la visione pro-pulsiva di una montagna mobile, non stazionaria, non fossile, proiettata.
La visione a trazione (culturale) che serve.
Citiamo qui di seguito sol’alcune delle diecine di produzioni che negli anni abbiamo dedicato esplicitamente al tema del salire, dell’alpinismo culturale, del cultural climbing.
Nel 2012, Hubert Kostner realizza un’opera, Agner, prodotta da Dolomiti Contemporanee (DC) con Salewa e con Galleria Goethe di Bolzano.
In quell’anno, oltre a riaprire il Nuovo Spazio Di Cassoal Vajont, facendone un Centro per la Cultura della Montagna e del Paesaggio, DC si insedia (il presente non è passato) in una ex fabbrica di occhiali a Taibon agordino, facendone un altro campo base. Qui, nel corso di quell’estate, si realizzano due cicli espositivi, con oltre cento artisti impegnati, e una Residenza internazionale bene attiva, e migliaia di visitatori.
Lì di fronte a noi, domina l’Agner.
La sua parete Nord, dal fondo della Valle di San Lucano, è nota agli alpinisti di tutto il mondo: è una delle pareti più alte d’Europa, con i suoi 1.600 metri di altezza.
Hubert Kostner decide di arrampicarla DI NUOVO. La Nord viene affrontata in plastica estetica. Grazie ai partner di zona, decine di camionate di ghiaia e rocce dell’Agner vengono trasportate nella fabbrica che vogliamo rigenerare.
La montagna entra nella fabbrica (eccoci).
Da Salewa, altro partner DC, vengono 1.600 metri di corda statica rossa.
Hubert Kostner installa la corda sulla roccia, realizzando un’installazione site specific di grande impatto.
Qui l’opera: www.dolomiticontemporanee.net/DCi2013/?p=2254

Nel 2018, lanciamo una grande mostra collettiva al Forte di Monte Ricco, a Pieve di Cadore: 'Brain-tooling'.
Il concept è irto di riferimenti alla cultura (e alla psicologia operativa, e allo slancio) della progressione verticale, qui: www.dolomiticontemporanee.net/DCi2013/?p=21749.
Diversi dei lavori in mostra trattano temi connessi all’arrampicata.
Come nel caso di 'Gravità', del duo Penzo + Fiore, qui: www.dolomiticontemporanee.net/DCi2013/?p=21645

Nel 2012, Mario Tomè porta un dispositivo di arrampicata artificiale al centro del Cubo di Palazzo Crepadona a Belluno (saluto all’amico Mario Botta). La cassa sospesa diventa il suo bivacco. La parete c’è sempre. Bisogna volerla scalare. Per questo la performance si intitola 'Questa sosta non è un orto'. Le soste vengono attrezzate dall’alpinista durante la salita della via, in parete. La sosta non è già data, non un pacifico coltivo di natura. Va attrezzata. Serve il metallo. Come nella cultura. Serve l’uomo che voglia intraprendere. Servono buoni strumenti artificiali, per lavorare correttamente nel contesto ambientale. Per abitarlo. Esplorarlo. Salirne le pendenze. Viverlo. Inalarne le dure ferrosità.
Qui Tomè: www.dolomiticontemporanee.net/DCi2013/?p=3106

Giorgio Orbi dedica una complessa piattaforma, culturale ed estetica, alla montagna: www.inthemountains.com.
Dal 2016, #inthemountains è attivo anche con DC, in particolare all’interno di Progetto Borca, il programma di rigenerazione che dal 212 rigenera l’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore (Borca – www.progettoborca.net).

Avanti.



Foto: Hubert Kostner, Agner, Fabbrica ex Visibilia, luglio 2012, con DC, Salewa e Galleria Goethe – Foto E. Bertaglia.

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Musei delle Dolomiti è un progetto promosso dalla Fondazione Dolomites UNESCO in collaborazione con Museo Dolom.it, Museo etnografico dolomiti, MUSE - Museo delle Scienze, Invasioni Digitali, Dolomiti Contemporanee.

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