Filò Ladin

L’Amministrazione provinciale di Belluno opera per garantire la tutela delle minoranze linguistiche presenti sul territorio attraverso lo sviluppo ed il sostegno ad azioni di promozione della lingua, della cultura e delle tradizioni di tali popolazioni che formano parte integrante della storia della provincia.

In tal senso ogni anno si sviluppano attività specifiche attraverso le risorse rese disponibili dalla Legge 482 del 15.12.1999 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” che finanzia specifici filoni di intervento tra cui attività di promozione culturale.

In questo contesto è nato il progetto “Filò Ladin” promosso dall’Amministrazione provinciale di Belluno nell’ambito del progetto finanziato nell’annualità 2022 dalla L. 482/99 e sviluppato con la collaborazione dell’Associazione Internazionale Dolom.it ed il coinvolgimento partecipativo di musei e unioni ladine. Con tale iniziativa si intende valorizzare, con lo strumento della piattaforma digitale, il patrimonio museale delle aree ladine del Cadore, del Comelico, dell’Agordino e dello Zoldano attraverso una mostra virtuale che si snoda in un percorso tematico arricchito da riproduzioni in lingua ed immagini che testimoniano l’identità delle popolazioni ladine delle aree interessate dal progetto.

Filò Ladin

Il filò era quel momento della giornata in cui ci si riuniva attorno al larìn, per stare in compagnia, per riposare ma soprattutto per raccontare. Questo spazio digitale ci riporta a quell’atmosfera di condivisione che le storie sanno creare. Come un filo, ogni parola di queste gallerie vi condurrà a oggetti, suoni, sapori, esperienze di vita e di comunità. Di variante in variante, di vallata in vallata, il nostro filò ladin vi aprirà le porte del patrimonio linguistico ladino.

Al lavoro

Che cosa faceva il ciodarot? A cosa serviva la liodä? Scopri le parole e gli oggetti dei mestieri attraverso le valli ladine e oltre!

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In cucina

Hai mai mangiato i papazuoi e risi da lat? Sai come si cucina il pastin? Una galleria dedicata ai piatti della tradizione.

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Tra la gente

Hai mai fatto piodech nel bosco? Hai mai parlato con un Conparètol? Esplora i legami, le feste e la spiritualità delle comunità ladine.

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Sotto il tetto

Cosa si nasconde nel tabià? A cosa serviva la Scàndola? Un viaggio attraverso gli edifici e le soluzioni architettoniche della montagna.

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Sotto il cielo

Qual è il suono della nef? Hai mai sentito arrivare una borascada? Una galleria su parole, detti e proverbi dei fenomeni atmosferici…tutta da ascoltare.

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Scopri i musei partecipanti

Il progetto, promosso dalla Provincia di Belluno, nasce dalla volontà di valorizzare la lingua e il patrimonio ladino attraverso il coinvolgimento di musei e associazioni di quattro zone dolomitiche: Agordino, Zoldano, Cadore, Comelico.

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Hanno collaborato:

Comune di Val di Zoldo
Museo del Ferro e del Chiodo – Zoldo
Museo etnografico di Goima – Zoldo
Museo Albino Luciani
MUSLA-Moviment de Union e Sensibilisazion Linguistica del Agordin
Museo geologico di Agordo
Union Ladign da Selva
Museo del Seggiolaio Gosaldo
Unione ladina Valle del Biois
Ecomuseo Valle del Biois
Union Ladina del Cadore de Medo
Magnifica Comunità di Cadore
Algudnei – Spazi per la cultura ladina del Comelico

Ortografia

L’ortografia usata per i contenuti del progetto Filò Ladin è quella moderna ladina utilizzata anche per le varietà ladine bellunesi da una ventina d’anni e basata sul manuale dell’Istituto Ladin de la Dolomites “Scrivere in ladino”. Questa ortografia è stata codificata per rappresentare nella maniera più semplice e intuitiva i fonemi ladini bellunesi, partendo da una base ortografica anche per italofoni. Per motivi di coerenza le parole non sono state scritte con le ortografie fonetiche-accademiche usate nei dizionari ladini bellunesi dei ventenni precedenti. Le ortografie fonetiche-accademiche, infatti, pur avendo registrato in modo egregio le pronunce delle varietà ladine, sono difficilmente utilizzabili nel contesto di apprendimento e divulgazione odierno del ladino. La nostra scelta rispecchia anche quella compiuta per le varietà ladine atesine. L’unico caso in cui l’ortografia usata non corrisponde a quella del Manuale di cui sopra è quella rappresentante il suono “s” seguito da “c palatale”. La si è scritta come “sći” (come nelle varietà ladine atesine), mentre il Manuale preferiva “s-ci”.

Bibliografia

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